L’Italia è un paese che invecchia, sono 3,8 milioni i soggetti con difficoltà motorie gravi e/o compromissioni dell’autonomia nello svolgere le normali attività della vita quotidiana. Le famiglie sono in difficoltà, cosa si può fare? La proposta di Adiconsum Veneto.
Una persona nata in Italia nel 1919, si aspettava mediamente di vivere fino a circa 42 anni, ma grazie alla medicina, alla scienza, nel 1961 l’aspettativa di vita alla nascita era di 69.8 anni, nel 2019 in Italia era arrivata a 83,5 ed anche le altre nazioni avevano visto salire in modo vertiginoso l’aspettativa di vita (vedi qua). In 100 anni in media si vive quasi il doppio. Un trend che però negli ultimi tempi ha visto una piccola flessione. Il motivo è chiaro ed ancora molto evidente: la pandemia COVID-19.
L’Italia è un paese che invecchia e questo comporta anche l’insorgere di alcune problematiche. L’Istat (2021) ha attirato l’attenzione sulla domanda – sociale e sanitaria – degli anziani, descrivendo come tra le persone ultrasettantacinquenni, ovvero la fascia di età in cui si concentra la gran parte delle persone non autosufficienti, vi siano 3,8 milioni di soggetti con difficoltà motorie gravi e/o compromissioni dell’autonomia nello svolgere le normali attività della vita quotidiana. E ciò diventa ancora più rilevante se pensiamo che in Italia la quota di popolazione con oltre 65 anni di età rappresenta circa il 23% del totale e, secondo le previsioni dell’Istat, sia destinata a crescere sino al 33% tra il 2040 e il 2060. Il rischio di non autosufficienza cresce con l’età e supera il 40% oltre gli ottanta anni.
Il Censis fornisce alcuni numeri che danno conto degli elevatissimi fabbisogni assistenziali che sono stati coperti in questi anni fondamentalmente dalle famiglie che:
- garantiscono assistenza diretta, in particolare mogli e figlie in 7 casi su 10;
- trasferiscono una parte dell’assistenza a circa 1 milione di badanti con una spesa annua per retribuzione stimata in circa 9 miliardi di euro.
I costi delle badanti
Una badante per anziano non autosufficiente percepisce una retribuzione (da contratto nazionale) di circa 1.500 euro al mese a cui bisogna aggiungere: I giorni nei quali il lavoratore usufruirà del riposo festivo, indennità di vitto e alloggio per periodo di ferie, i giorni corrispondenti ai riposi settimanali e scatti di anzianità
Il costo delle RSA in Veneto
In Veneto la retta per un anziano si aggira mediamente dai 55 euro ai 65 euro/gg a cui si aggiunge la quota che la Regione Veneto eroga come impegnativa per anziano (dai 49 euro ai 56 euro) (vai al sito URIPA). Un esborso che varia da 1.650 a 1950 euro al mese. Questo nel caso in cui la persona non autosufficiente occupa un posto finanziato dalla regione, in caso contrario l’intero costo ricade sulla persona, con un quasi raddoppio della retta mensile.
Il Censis ci dice che queste spese sono finanziate con le pensioni e i risparmi degli anziani, ma sono 918 mila le reti familiari i cui membri si sono tassati per pagare badante ed altre spese, 336 mila quelle che hanno dovuto dar fondo a tutti i risparmi e 154 mila quelle che si sono indebitate;
Politiche per la non autosufficienza e la disabilità (Camera dei Deputati – Servizio Studi)
Il welfare e il sistema di trasferimenti sociali finalizzati a compensare le minori capacità di reddito delle persone con disabilità svolgono un ruolo fondamentale, spesso costituendo una quota significativa del reddito familiare disponibile. Grazie ai trasferimenti sociali legati alla disabilità, infatti, l’incidenza del rischio di povertà tra le famiglie con disabili non supera quello osservato a livello nazionale. Il 48,9% di queste famiglie riceve trasferimenti monetari, in particolare il 18,7% beneficia di almeno un trasferimento di tipo previdenziale e il 39,5% di almeno uno di natura assistenziale. I trasferimenti monetari si dimostrano in grado di alleviare il disagio economico; lo testimonia il fatto che il rischio di povertà delle famiglie con disabili, a livello nazionale, scende dal 34,4% in assenza di trasferimenti al 18,9% grazie ai trasferimenti economici. Tuttavia, i trasferimenti non sono sufficienti a garantire a queste famiglie condizioni di vita analoghe al resto della popolazione, e ciò a causa dei costi aggiuntivi, di natura medica e sanitaria, indotti proprio dalla disabilità. Pertanto, occorrono redditi più elevati perché esse possano godere delle stesse condizioni di vita (materiale) delle altre famiglie. L’indicatore complessivo di deprivazione materiale mette in evidenza il maggior disagio delle famiglie con disabili: il 28,7% è in condizioni di deprivazione materiale mentre il dato medio nazionale è il 18%.
Chi paga la retta della casa di riposo se la pensione non basta?
Se un pensionato non riesce con la sua pensione a pagare la casa di riposo e la famiglia non può farsi carico del pagamento previsto, tocca alla Asl di riferimento pagare le somme dovute per il ricovero del pensionato nella casa di riposo. I pensionati che si ritrovano a vivere in condizioni di forti difficoltà economiche possono contattare i servizi sociali del Comune di residenza, presentare la documentazione richiesta e una specifica commissione nominata dal sindaco verifica e analizza la situazione del richiedente. La commissione nominata deve verificare che il richiedente non abbia effettivamente redditi e un valore Isee tale da non permettergli di pagare la casa di riposo e si occupa anche di certificare lo stato di non autosufficienza della persona. Se la domanda viene accolta, la Asl si occupa di assegnare il pensionato ad una struttura residenziale e si incarica di sostenere i costi sanitari per le persone in difficoltà. Precisiamo, però, che il sistema sanitario non provvede a coprire la spesa dell’intera retta per pensionati anziani ricoverati in case di riposo ma contribuisce al pagamento della retta per un importo pari al 50% della spesa complessiva, coprendo, cioè, solo la spesa sanitaria della retta, mentre la differenza deve essere pagata dal Comune di residenza che può rifarsi sul pensionato chiedendogli il pagamento di un minimo contributo che generalmente viene calcolato in proporzione al suo valore Isee.
La polizza LTC (www.quellocheconta.gov.it)
Una possibile soluzione è la polizza Long Term Care (LTC), un’assicurazione che copre le spese derivanti dall’impossibilità di svolgere autonomamente le normali funzioni della vita quotidiana (azioni semplici come muoversi, lavarsi e mangiare), con conseguente menomazione dell’autosufficienza, non necessariamente dovuta a malattia o infortunio, ma anche a senescenza. La polizza viene sottoscritta per proteggersi dal rischio di non autosufficienza in età avanzata, quando risulta particolarmente utile avere una somma per pagare una badante o una casa di cura o per avere la necessaria assistenza.
Come funziona?
quando si verifica la non autosufficienza con la polizza LTC, si ottiene una di queste opzioni
- il diritto al versamento di una rendita periodica (in genere l’importo è prestabilito);
- il pagamento di un capitale;
- il rimborso delle spese di assistenza ricevute;
- un’assistenza diretta presso istituti di cura convenzionati con l’impresa;
Le polizze LTC possono essere:
- temporanee: il diritto alla rendita si ottiene soltanto nell’eventualità in cui la perdita di autosufficienza insorga durante il periodo di validità del contratto;
- a vita intera: la rendita si ottiene al momento della perdita di autosufficienza, a prescindere da quando ciò si verifichi e per tutta la vita dell’assicurato.
I costi di una polizza LTC
Il premio di una polizza LTC è influenzato innanzitutto dall’età anagrafica perché maggiore è l’età dell’assicurato maggiore è la probabilità che si verifichi l’evento, poi dall’importo che verrà riconosciuto. Normalmente esiste un limite minimo (18 anni) e uno massimo (tra i 65 e i 70 anni).
Una persona di 60 anni può arrivare a pagare oltre 1.500 euro all’anno per ottenere una rendita pari a 1.500 euro al mese in caso di non autosufficienza.
Una soluzione a portata di mano
Adiconsum Veneto, consapevole di tutti i problemi connessi allo stato di autosufficienza che le famiglie devono affrontare, ha deciso di intervenire per offrire ai propri soci una soluzione equa e solidale.
Dopo aver scandagliato il mercato, Adiconsum Veneto ha stipulato un accordo con “Welfare Sociale aps”. L’associazione consapevole che le garanzie assicurative ed altre forme di ausilio alla salute ed al welfare, sono attualmente a disposizione di poche persone che individualmente hanno la possibilità di permetterselo perché il loro reddito glielo consente, ha l’obiettivo di trovare soluzioni accessibili alla collettività ad un costo veramente SOCIALE.
Grazie all’accordo sottoscritto i soci Adiconsum Veneto che diventano soci di Welfare Sociale potranno usufruire di una copertura assicurativa che, in caso di non autosufficienza, riconoscerà una rendita mensile vitalizia di 1.500,00 euro.
Quote sociali anno 2024 di Welfare Sociale, esclusive per i soci ADICONSUM
Socio ordinario: € 87 al posto di € 92,00
Coniuge / convivente: € 77 al posto di € 82,00
Figlio convivente e a carico (di età compresa tra 10 e 26 anni): € 30,00
CHIUSURA ISCRIZIONI ANNO 2024: 31/12/2023
Come aderire
Se hai un’età compresa fra 18 e 69 anni (compiuti da non più di tre mesi) vai sul sito 'Welfare sociale', clicca su registrati e segui le istruzioni.
Tutti gli aderenti, in regola con le quote associative annue, usufruiranno, in caso di non autosufficienza, della copertura assicurativa anche dopo aver superato i 69 e tre mesi anni di età.
Per usufruire delle condizioni riservate ai soci Adiconsum Veneto, devi utilizzare il codice “ADCVENETO”.
Sul sito 'Welfare sociale', troverai tutta la documentazione da leggere e consultare, se hai bisogno di chiarimenti o di aiuto nella procedura di iscrizione, puoi telefonare allo 045/529088 oppure inviare una mail a
Per le informazioni di carattere generale puoi contattare Adiconsum Veneto telefonicamente allo 041/5330832-833, oppure inviando una mail a